Integrativo modello alla Gd, ma i lavoratori si spaccano
Alla fine l’attesissimo referendum consegna una Gd spaccata esattamente a metà. Nella più grossa azienda metalmeccanica bolognese il nuovo accordo integrativo (firmato da Fiom, Fim e Uilm) passa, ma solo per 27 voti: tra i contenuti Orario di lavoro deciso in maniera autonoma, fino a 12.000 euro di premio di risultato spalmati su quattro anni, scuole medie e superiori pagate dall’azienda. Il quasi ribaltone che ha del clamoroso in un’azienda che storicamente è un fortino delle tute blu della Cgil. Su 1.800 lavoratori aventi diritto hanno votato in 1.462: i risultati dicono 708 No contro 735 Sì. L’accordo — definito dai confederali come il più innovativo della provincia bolognese con la novità dell’introduzione degli orari flessibili — è passato per pochissimo. «L’ipotesi di accordo ha ottenuto il consenso sia pure risicato della maggioranza dei lavoratori — scrivono le tre sigle in una nota –, ma è evidente che il voto segnali forti criticità che ora vanno capite e risolte facendo tutto il possibile e individuando le ragioni del disagio tra i dipendenti». Tra le altre cose, l’intesa prevede che i dipendenti iscritti a scuole serali avranno tasse d’iscrizione e libri di testo pagati dall’azienda, oltre a un numero di ore mensili di permesso retribuito. Chi è iscritto all’Università avrà 40 ore di permesso per esame. I premi di risultato potranno arrivare a un massimo di 2.900 euro nel 2018, 3.000 nel 2019 e nel 2020, 3.100 nel 2021. Tra i punti dell’accordo c’è la presenza tavoli di confronto periodico, a partire da febbraio 2018, sui progetti che riguardano l’industria 4.0. Una piattaforma che, però, non ha convinto del tutto i lavoratori. E così i sindacati di base dell’Usb — che dentro Gd conta circa un centinaio di iscritti — festeggiano la quasi bocciatura dei confederali. «Su questo risultato ha influito la gestione autoritaria e poco trasparente della trattativa — sottolinea l’ex dirigente Fiom Sergio Bellavita, ora sindacalista dell’Usb —. I lavoratori sono stati informati solo all’ultimo sui reali contenuti dell’accordo, tant’è che prima della firma circolavano solo foto con pezzi del testo, poi cambiati. È stato questo a far infuriare i dipendenti, e lo si può vedere dai numeri del referendum».