Elite, il profumo di Borsa che piace alle emiliane
Sono già una trentina le aziende della regione che partecipano al progetto di preparazione alla quotazione. Il settore agroalimentare è quello più rappresentato, partendo da Granarolo che è la prima della classe
di Enrico Spazi
Piazza Affari langue. Per ora. A oggi gli ingressi in Borsa sono stati appena tre: quelli di Health Italia, Telesia e Orsero, che in realtà è un reverse merger della Spac Glenalta Food. Tutte e tre hanno scelto Aim Italia, il listino dedicato alle pmi. Eppure la voglia di quotazione in Emilia-Romagna è tanta. E se l’Ipo ancora non convince, c’è comunque l’ interesse di esplorare gli strumenti finanziari per crescere ancora. Qualcuno continua a ripetere «piccolo è bello» al di sotto del Po, ma il salto di qualità (e di quantità) per moltissimi passa dall’apertura del capitale e del management. Ecco perché in questi ultimi anni il gruppo degli imprenditori emiliano-romagnoli è andato affollandosi sotto il grande ombrello di Elite, il progetto di London Stock Exchange Group (di cui Borsa Italiana fa parte) per permettere alle società che vi si iscrivono di accedere alle competenze manageriali, finanziarie e organizzative di una società quotata e attrezzata per competere sui mercati internazionali. In sostanza i vertici dell’impresa seguono lezioni che hanno per oggetto private equity, investitori istituzionali e sistema bancario, tenute anche da imprenditori e manager di gruppi già quotati o da professionisti di Borsa Italiana. Il traguardo per le pmi si concretizza a volte nello sbarco a Palazzo Mezzanotte, ma non necessariamente in quello. Può anche essere l’emissione di mini bond, il ricorso al private equity, private debt o venture capitale e infine una fusione o un’ acqusizione. Elite è nato nel 2012. Finora vi hanno avuto accesso 442 società da 21 Paesi. A novembre sono entrate le ultime 44, 31 italiane e 13 inglesi. Le imprese vengono selezionate in base ai ricavi (almeno 10 milioni), all’ultimo bilancio in utile, alla credibilità del progetto di crescita e a risultati operativi in percentuale sul fatturato maggiori del 5%. Il peso della economia emiliano romagnola non è indifferente in questa community: sono infatti ben 30 le aziende della regione covolte, e altre verranno presentate nella nuova infornata di maggio. Gli ultimi ingressi a novembre scorso: la reggiana Nutristar che è specializzata in programmi nutrizionali per animali, la parmigiana X3 Energy che vende alle imprese energia elettrica, gas naturale, servizi e prodotti per l’efficienza e risparmio energetico ad alto valore innovativo e la Flo di Fontanellato, sempre nel parmense, che è specializzata nella produzione di bicchieri per il settore vending green oriented e i imballaggi alimentari. Le tre neo entrate in Elite emiliane sono aziende tra i 30 e i 100 milioni di euro con grandi orizzonti legati all’internazionalizzazione. Riavvolgendo il nastro delle ultime tappe di questa piattaforma di «training borsistico» si nota però una decisa predominanza del comparto food emiliano-romagnolo. Senza contare che ad agosto scorso l’osservatorio Ir Top dava all’Emilia Romagna il 13% delle pmi quotate all’Aim. Peculiarità peraltro sottolineata a suo tempo dallo stesso responsabile del primay market di Borsa Italia Luca Peyrano: «La prevalenza dell’alimentare ci fa piacere in Borsa. È un settore poco rappresentato, ma è fondamentale per il nostro Paese». Nel maggio scorso infatti erano sbarcati in Elite tre big emiliani del cibo: Ferrarini di Reggio Emilia, Mutti e Fratelli Galloni di Parma; la prima leader nei prosciutti, la seconda nel comparto pomodoro e l’ultima nei salumi, aceto e formaggi, mentre già nel 2014 era entrata la pasta fresca surgelata della ravennate Surgital e il colosso cooperativo Granarolo a cui spetta lo scettro di regina delle società Elite. Ciò non toglie che anche al di fuori del perimetro food ci sia voglia di finanza: scorrendo l’elenco si trova la riminese Focchi, specializzata nei rivestimenti dei grattacieli, le telecomunicazioni della bolognese Acantho, i fertilizzanti della Biolchim, anche lei bolognese, le cucine della reggiana Bertazzoni, il packaging e l’ingegneria ambientale del gruppo Maccaferri, un altro bolognese, l’abbigliamento della parmense Pinko. Insomma l’alunno emiliano-romagnolo è intelligente e ora abbiamo scoperto anche che si applica.